
“Volevamo scoprire cosa succede se si cerca di prestare attenzione e qualcos’altro interferisce – evidenzia Julie Golomb, autrice senior dello studio – se il nostro ambiente visivo contiene troppe cose da elaborare in un dato momento, come possiamo conciliare quelle pressioni?”. Per valutare come la distrazione interagisca con la realtà, i ricercatori hanno mostrato ai partecipanti, 26 persone, 4 quadrati di colore diverso sullo schermo di un pc. Hanno chiesto loro di concentrarsi su uno specifico. A volte un distrattore luminoso appariva intorno a un quadrato diverso, distogliendo l’attenzione, anche se brevemente, da quello di messa a fuoco originale.
I ricercatori hanno poi mostrato ai partecipanti un ventaglio contenente l’intero spettro dei colori e hanno chiesto loro di cliccare su quello che corrispondeva più strettamente al quadrato originale. I risultati hanno mostrato che in molti casi coloro che hanno preso parte alla ricerca erano convinti che il colore del quadrato di messa a fuoco fosse quello del quadrato di distrazione oppure mettevano in atto una “compensazione eccessiva”: sceglievano una tonalità molto diversa da quella utilizzata per distrarre. E’ emerso anche che i partecipanti erano sicuri quando hanno cliccato sul colore di distrazione come quando hanno scelto quello giusto. “Questo – conclude Golomb – mostra che non capiamo completamente le implicazioni della distrazione”.

Per me questa è “aria fritta”, ma io sono una PAS o HSP, persona altamebte sensibile, highly sensitive person e ho dovuto affrontare la cosa parecchio tempo fa. Spero proprio che ne prendano coscienza tutti, perché l’unica differenza con chi ha una percezione “normale” è il livello, cioè intensità, della stimolazione.
In poche parole a “noi” (HSP) il problema è arrivato prima e in maniera più manifesta, come fossimo spie di allarme o sentinelle, agli altri può arrivare in maniera più subdola, meno evidente e soprattutto, come dice l’articolo, meno consapevole.
Grazie.